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2021: Dove vive la Moda

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2021: Dove vive la Moda
La Moda dentro il Covid

Ispirati da un articolo di Vogue Italia (il numero 845) ci siamo chiesti dove vivesse realmente la Moda nel 2021.

Un anno è ormai trascorso dal primo lockdown e ad oggi, Marzo 2021, sembra le cose non siano cambiate di molto.
Proprio durante la Fashion Week milanese di un anno fa si sono avuti i primi indizi di come sarebbe andata.
Nessuno lo poteva immaginare ma 12 mesi più tardi ci ritroviamo con ancora parecchi settori chiusi, zone blindate e un’economia ferma su se stessa.

Uno dei primi a lamentare la situazione di fermo nel settore della Moda è stato Renzo Rosso, che a più riprese ha sollecitato il Governo per far sì che tutto ripartisse. 

La Settimana della Moda è poi diventata digitale ed ora l’haute couture passa sempre più attraverso gli schermi.

Ma come è cambiato il gusto, l’estetica, il bisogno della Moda?

Dove vive la Moda

Sono molti i punti in cui la Moda è cambiata e si è evoluta. Innanzitutto la Moda è sempre più un discorso sociale. Cioè esprime la società, veicola messaggi, comunica stati emotivi. Lo fa attraverso varie dinamiche.

La Moda come rivoluzione 

Già negli anni ’70 la Moda era mezzo attraverso il quale esprimere rivoluzione. Lo erano i jeans, la minigonna, i giubbotti di pelle. Oggi la Moda si esprime come rivoluzione verso il capitalismo consumistico.
Attraverso la diffusione del Covid si è appreso anche come sia necessario tutelare l’ambiente, abbattere l’impatto, limitare l’inquinamento, salvaguardare le specie più a rischio e tutelare i lavoratori.

La Moda come etica

Si tramuta così in una visione etica e filosofica della vita.
Una Moda che dice addio agli sprechi, che vuole smettere di perseguire e assecondare quella bulimia tipica del Capitalismo.
Lo stesso Armani si è scagliato contro la Moda fatta per riciclare se stessa mentre inquina il mondo.

La Moda come movimento sociale

Ma il 2020, oltre la pandemia ha avuto come protagoniste anche le proteste contro i soprusi delle forze dell’ordine nei confronti degli afroamericani.
Il motto Black Lives Matter dopo la tragica morte di George Floyd a causa di un poliziotto statunitense ha scosso l’opinione pubblica e inevitabilmente i grandi brand della Moda.
Nike ed altre realtà hanno partecipato alle manifestazioni dimostrandosi vicine ai movimenti afro.

La Moda contro gli sprechi

I punti precedentemente elencati fanno sì che ci sia qualcosa di concreto anche nei comportamenti dei consumatori.
Sono molteplici le app nate in questo periodo che si dedicano alla compravendita di abiti usati.
Non è tanto il vintage che torna di tendenza quanto un’idea di responsabilità: possiamo vendere gli abiti che non indossiamo più e acquistarne altri utilizzati.
Questo arresta gli sprechi ma non l’economia.
Dice basta al consumismo sfrenato ed è un gesto che mira a tutelare l’ambiente.

La Moda come democratizzazione digitale

Il lockdown ha certamente favorito la digitalizzazione di vari settori. Così anche gli e-commerce hanno fatto più utili e la fashion week è diventata digitale. Questo ha democratizzato quella Moda che si è sempre posta come elitaria. Oggi le sfilate sono fruibili da tutti e non soltanto agli addetti ai lavori.
Ciò rappresenta anche una grande opportunità per i brand: la possibilità di veicolare messaggi che possano essere recepiti dai più.
La Moda è cambiata, ha ridisegnato i suoi valori, veicolato nuovi messaggi.
Si è democratizzata ma non ha rinunciato a se stessa.
Manterrà questa attitudine in futuro?
Immagine di copertina Photo by Evelyn Semenyuk on Unsplash

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