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ARMANI, il TRIBUTO a MILANO e la SFILATA che NON ti ASPETTI
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La Moda italiana raccontata in Giorgio Armani Privé
Quella di Armani nella Fashion Week di Parigi è stata una sfilata celebrativa e al di là di ogni aspettativa. Scopriamo assieme il perché.
Giorgio Armani Privé: omaggio a Milano
Armani propone una sfilata elegante e distinta, come fosse un modo di raccontare una Moda che rimane.
Nonostante la crisi, nonostante il Covid.
Nonostante la crisi, nonostante il Covid.
In fondo, proprio all’inizio della pandemia aveva dichiarato:
“Il declino della moda, per come lo conosciamo, è iniziato quando il settore del lusso ha adottato le modalità operative del fast fashion con il ciclo di consegna continua, nella speranza di vendere di più … Io non voglio più lavorare così, è immorale. Non ha senso che una mia giacca, o un mio tailleur vivano in negozio per tre settimane, diventino immediatamente obsoleti, e vengano sostituiti da merce nuova, che non è poi troppo diversa da quella che l’ha preceduta. Io non lavoro così, trovo sia immorale farlo”.
E proprio durante questa Settimana della Moda sembra aver rispettato i suoi intenti.
Armani dedica la sfilata a Milano, la sua città. La racconta per come era e come sarà. Lo fa attraverso modelle bellissime che fanno dell’eleganza il loro valore principale. Ed è una dichiarazione di intenti: la Moda riparte!
Un film per presentare la sfilata
Moda e Cinema si sono sempre contaminati l’uno con l’altra. La situazione poi rende inevitabile ancora di più una stretta coesione. Le sfilate dal vivo sono impossibili. Così anche quella di Armani viene presentata attraverso una sorta di cortometraggio.
Certo distante da tipici Fashion Film che raccontano un prodotto e un brand attraverso brevi narrazioni cinematografiche dirette spesso da registi famosi.
Ricordiamo Wes Anderson e Polanski per Prada, ad esempio.
Ma ogni inquadratura rivela un mood, un dettaglio, un stile di vita.
La luce è perfetta, sempre attenta ai movimenti delle modelle.
Il gioco di specchi rivela donne che si sdoppiano, si moltiplicano, si affermano davanti alla telecamera.
Gli abiti asciutti, ricamati, impreziositi da cristalli.
Un ‘idea di abbellimento funzionale, mai fine a se stesso.
Utile invece per comunicare, raccontare, vivere e farsi vivere.
Un ‘idea di abbellimento funzionale, mai fine a se stesso.
Utile invece per comunicare, raccontare, vivere e farsi vivere.
Il futuro di Armani, il futuro della Moda
Alle domande dei pochi giornalisti presenti risponde in modo preciso e puntuale, ma con una nota di malinconia nella voce.
Una cosa è chiara: la consapevolezza di dover lasciare, prima o poi, un mondo a cui ha dato molto.
Quando gli viene chiesto qual è la cosa che gli manca di più della vita prima del Covid lui risponde:
“La certezza di non avere ancora molti anni di lavoro davanti a me. Ora mi è chiaro che non è più così”
Lascia tutti di stucco, sorprende, rivela ciò che per lui è già noto.
Poi, parlando della sfilata, aggiunge:
“è un riconoscimento a quello che Milano può ancora essere, cioè un’isola di eleganza e pacatezza, di bellezza non esibita. L’altro giorno guardavo le strade di Milano vuote, senza gente, e pensavo che bei palazzi, che eleganza.“
Così la sfilata più dichiarativa di Armani diventa una lettera d’amore alla sua città.
Qual è il futuro della Moda?
Per lui sembra essere molto chiaro: la Moda deve rivelare, raccontare, essere parte del mondo.
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