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COME SI MUOVE IL MONDO DELLA MODA AI TEMPI DEL CORONAVIRUS?

Il fatto che il coronavirus abbia fermato il mondo sembra ormai la normalità. Dopo l’Italia piano piano ogni nazione del globo prende le sue precauzioni per evitare il contagio limitando gli spostamenti, chiudendo i negozi e mettendo in quarantena i suoi cittadini. Anche se alcune Stati sembrano più restii di altri al cambiamento, questo sembra inevitabile.
Che impatto ha sul mondo della moda?
In realtà ogni azione geopolitica ha un impatto sul mondo della moda: se ad esempio aumentano i dazi in America questo ha una ricaduta economica molto elevata sull’intero mondo della moda esportata (soprattutto quella italiana), come lo ha una guerra in medio oriente.
Per due motivi:
- Il mondo è iperconnesso;
- Il mercato ha regole che non possono più prescindere dalle decisioni politiche di ogni nazione.
Tuttavia, questa volta, non si tratta di guerre o di dazi, ma di un virus che è diventato pandemia e ha colpito tutto il globo.
Ci si ritrova a fronteggiare un problema che non si era mai riscontrato prima e la situazione è complessa proprio perché non la si conosce: ogni nazione decide di agire in modo diverso in momenti diversi e misure economiche definitive è difficile prenderle.
Gli strumenti a disposizione
Gli strumenti a disposizione degli operatori della moda non differiscono particolarmente da quelli a disposizione di tutti gli altri settori: streaming e smartworking.
Tuttavia il mondo della moda è da sempre più innovativo rispetto a molti altri settori, ed è anche più facile per gli addetti ai lavori interfacciarsi agli strumenti digitali per affrontare questa situazione di emergenza, che ad oggi non ha ancora una data di scadenza.
Come Armani ha anticipato i tempi
Ricorderemo tutti che le prime notizie sulla diffusione del Covid-19 in Italia sono giunte proprio durante la Fashion Week milanese, e Armani fu il primo a decidere di tenere la sfilata a porte chiuse in diretta streaming.
Ancora prima dei differenti decreti emanati dai governi è stato infatti lo stilista milanese a prendere le dovute precauzioni per evitare il contagio.
In realtà, durante la fashion week sono state molte le iniziative di streaming portate avanti proprio per avvantaggiare la popolazione cinese, che in quel periodo si trovava costretta a rimanere chiusa in casa.
Lo stesso Giorgio Armani, poi, nei giorni del picco di emergenza ha donato una somma di 1 milione e 125 mila euro tra diversi ospedali e Protezione Civile.
Lo smartworking come risposta al virus
Per il momento l’unica alternativa rimasta è quella dello smartworking: lavorare da casa.
Tramite pc e connessione internet, infatti, è possibile portare avanti alcune iniziative lavorative, e attraverso lo streaming, ma anche le proprie pagine social, le case di moda possono tenere aggiornati i propri clienti.
Una cosa è fondamentale: non fermarsi! Non fermarsi per evitare di rimanere indietro, non fermarsi per evitare il tracollo economico e non fermarsi per evitare di perdere la spinta psicologica. Perché in questi momenti è proprio al tenacia e la resilienza ad aiutare chi più si sente in difficoltà.
Ovviamente ci sono alcuni settori del mondo della moda che devono, per necessità, stare fermi, come accade per le sfilate, i fitting e gli eventi in generale. Tuttavia è tempo di organizzare e di mettersi al lavoro per quando l’emergenza si sarà placata e ogni cosa tornerà alla normalità.
Nel frattempo lo smartworking e lo streaming continuano ad affermarsi anche e soprattutto nel mondo della moda come strumenti utili e necessari per affrontare le difficoltà più inaspettate.
Ricordiamo che tutta questa faccenda ha avuto anche qualche risvolto particolare, come ti abbiamo raccontato in questo articolo in cui abbiamo parlato di Fendi.
In questi giorni un messaggio di speranza e positività echeggia nelle piazze di tutta Italia, ed esattamente come tutti i nostri concittadini vogliamo ricordarti che andrà tutto bene.