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Fashion Week: quando la Moda diventa politica a sostegno dell’Ucraina

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Fashion Week: quando la Moda diventa politica a sostegno dell’Ucraina
Armani sfila in silenzio per protesta contro la guerra in Ucraina

Moda e guerra in Ucraina, ecco perché non si può tacere.


La Fashion Week si è svolta durante l’inizio della guerra

La notizia dell’inizio della guerra in Ucraina è arrivata durante la Fashion Week.
Un altro brutto colpo per un evento che già due anni fa ha vissuto i primi giorni di pandemia proprio nel bel mezzo del suo svolgimento.
Ma la guerra in Ucraina è una guerra che coinvolge tutti.
Per la vicinanza fisica e culturale all’Europa, perché il nemico, la grande Russia, è un nemico forte e potente, e perché la moda esporta in gran parte nel cotinente del Cremlino.

La stampa internazionale ha iniziato a parlare di guerra in Ucraina nel bel mezzo della Fashion Week. Momento in cui alcuni brand avevano già sfilato, mentre altri avevano pronti i loro show.
Nell’incredulità generale per le crudeltà che erano (e sono ancora) in atto, la Fashion Week ha portato in scena un racconto della moda che evolve, cambia, ed è parte integrante della società e del costume.

La decisione di Armani


Giorgio Armani, che aveva già sfilato con Emporio Armani proprio il giorno prima delle notizie di guerra, ha mandato in scena, per il suo brand principale, una sfilata che è anche denucia.

Simone Marchetti, direttore di Vanity Fair Italia ed Editorial Director europeo di Vanity Fair, riferendosi ai fatti ucraini, scrive:

“La Moda può e forse deve manifestare contro questa ingiustizia decisa da Vladimir Putin. O almeno così ha voluto Giorgio Armani che ha scelto di presentare la sua ultima collezione nel silenzio assoluto, senza musica, con i soli rumori degli scatti delle macchine fotografiche che ricordano quello più crudeli, più spietati, più inutili dei mortai nelle strade delle città ucraine”

Una vera e propria presa di posizione.

Armani e la sfilata che diviene performance


Così la sfilata di Giorgio Armani, persona e marchio più rilevante nel panorma italiano, diventa performance a tutti gli effetti.

Il silenzio regna sovrano, l’unico rumore percepibile è quello delle macchine fotografiche, che colpiscono, metaforicamente, le modelle.

La musica, elemento fondamentale di tutte le sfilate, viene taciuta.
Non c’è altro da ascoltare, sembra volerci dire Giorgio.
La presentazione della sua nuova collezione è denuncia, è politica, e diviene iconica.

La Moda come strumento sociale e politico


La Moda è molto più che apparenza.
È economia, manifattura, posti di lavoro.
È linguaggio attraverso cui esprimersi, comunicare, raccontarsi.
Ed è anche linguaggio sociale e politico.

Lo hanno dimostrato nel tempo molti brand. Come Diesel e Sisley, ad esempio.
Con alcune delle loro compagna provocatorie più provocatorie. Sisley che denuncia l’utilizzo della coicaina nel fashion system. Diesel che in un manifesto mostra una ragazza con il burqa piena di tatuaggi.
Lo stesso ha fatto ora Armani, che ha trasformato una sfilata in qualcosa di molto più grande, e se vogliamo, anche molto più importante.

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